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Immagine del redattoreAndrea Pozzi

Un nuovo pianeta

Aggiornamento: 27 apr 2020

Un velo grigio nasconde ogni riferimento, sembra quasi che il paesaggio voglia sparire. Mi trovo sull’unica via che fende uno sterminato campo di lava, teatro dell’ultima eruzione vulcanica che stravolse la geografia del luogo pochi anni fa. All’imbrunire è quasi già buio.

Non ho incontrato nessuno in questa giornata di esplorazione fra la catena di vulcani del Cile centrale e mi trovo solo anche quando la nebbia soffoca gli ultimi dettagli visibili. Riesco a intravedere solo la strada sterrata e polverosa, mio unico riferimento in quella allucinante serata autunnale. Da una parte e dell’altra campi di lava e cenere, un mondo livido, oscuro, nel quale si intravede solo qualche sporadica macchia di piccoli e incolori cespugli.

Improvvisamente vengo colto da un'irrefrenabile voglia di provare paura.

Paura che per me rappresenta semplicemente un'emozione e in quanto tale va vissuta fino in fondo, affrontata e a volte anche ricercata. Una sorta di masochismo mi accompagna quando viaggio solo, che mi spinge a scelte non comuni. Accosto l’auto e senza portare nulla con me, mi addentro fra le ceneri vulcaniche braccato dalle nebbie. Voglio infilarmi in quel mondo parallelo, perdere l’orientamento e scoprire che sensazione si prova!

Il silenzio assordante che incontro mi invita ad assaporare il nulla che mi circonda. Sento tuttavia di trovarmi qui per altro: prima di allontanarmi troppo faccio ritorno all’auto e afferro il telefonino, voglio una colonna sonora per quegli istanti, un canto che mi possa spaventare. Scelgo il pezzo "Mountains" di Hans Zimmer, che venne utilizzato per accompagnare un'incredibile scena del film Interstellar, un momento carico di pathos e tensione. Torno poi nel grigio totale.

Man mano che avanza il soundtrack il mio cuore sembra volere esplodere!

Mi guardo attorno e non vedo assolutamente niente, sono solo in mezzo al nulla, avvolto nelle nebbie. In quel momento sei invisibile così come il paesaggio, fatta eccezione per gli sporadici cespugli che provano ad aiutarti nell'orientamento. Camminando sul terreno cinereo mi sembra di essere un ectoplasma non lasciando alcuna traccia, è come se i miei passi non avessero alcuna consistenza. Allontanandomi dall’auto ho cercato di mantenere un’andatura il più possibile rettilinea per poter facilitare il rientro. Credo di aver camminato per massimo duecento metri, più che sufficienti per raggiungere quello stato di estasi misto a timore o terrore che tanto bramavo. La musica sale di vigore ripetendosi come un mantra in un loop infinito, a tratti mi pare di essere un astronauta atterrato su chissà quale pianeta. Il fatto che non rimangano tracce del mio incedere sembra suggerire la presenza di una forza di gravità differente. Rapito da un turbine di suggestioni, posso dire di aver scoperto un nuovo pianeta questa sera! Ho i brividi. Sembra notte quando raggiungo il mio rover? Rover? Sì, rientrato nel mio abitacolo ho la sensazione di trovarmi a bordo di uno di quei mezzi che si vedono nei film hollywoodiani ambientati nello spazio, su qualche pianeta sconosciuto. Metto in moto e i fari proiettano dei fasci che evidenziano ancor di più quell'atmosfera opprimente. Essere l'unico testimone di quei momenti è incredibile.

Queste sono piccole scelte irrazionali che ti permettono di vivere un'esperienza personale e irripetibile, fuori da ogni schema. Voglio dedicare il viaggio, la mia esplorazione, alle sensazioni che provo lungo il percorso. Non è importante quello che vedrò ma solo quello che accadrà e che sentirò! Al diavolo la bussola, l'orologio, al diavolo i programmi! Questa sera ho accolto una sensazione e una bramosia che transitava inaspettata. È la mia storia questa! È così che deve essere: vivere di suggestioni, senza nessun obiettivo particolare e nessuna scelta elaborata a priori. Continuerò ad abbracciare l'inaspettato! Andre Qui sotto un'immagine realizzata prima della mia esperienza là dentro.


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