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Prendersi il proprio tempo

Quel pomeriggio ci stavamo dirigendo verso le foreste primordiali del Catlins Forest Park, nell'estremo sud della Nuova Zelanda.

Il nostro viaggio fotografico agli Antipodi stava per concludersi ed eravamo già pienamente appagati dall’esperienza vissuta nei giorni precedenti. In particolare, le aree selvagge del Fiordland ci avevano regalato scenari incredibili, forse irripetibili.

Con animo leggero e tanto entusiasmo, ci stavamo preparando a raggiungere una delle cascate più belle della zona quando, all’improvviso, lungo la strada ci si presentò davanti una scena bucolica che trasudava Nuova Zelanda da ogni angolo.

Non potemmo resistere: con grande entusiasmo scendemmo dal van per goderci lo spettacolo. La luce si faceva sempre più dorata, e la silhouette di uno splendido cavallo si inseriva alla perfezione nel paesaggio.

Fu una decisione unanime: avremmo dedicato la nostra serata a questa scena. Non si trattava forse di un panorama iconico o spettacolare, ma era autentico, genuino, perfetto per rappresentare la campagna neozelandese in tutta la sua essenza. L’unico elemento che mancava era la collaborazione del cavallo, che avrebbe dovuto posizionarsi nel punto ideale per completare il quadro.

Ricordo ancora l’eccitazione e l’attesa di quei momenti, mentre speravamo di riuscire a inserire nel nostro portfolio di viaggio un’immagine diversa ed estremamente evocativa di questa parte del mondo. Dopo un’ora di pazienza, con la luce che si faceva sempre più morbida, finalmente il cavallo si spostò nella posizione perfetta, proprio come avevamo sperato.

No, non era una foto da effetto "wow". Ma era un’immagine che assumeva valore nel contesto più ampio del viaggio e dell’esperienza vissuta. Durante ogni photo tour, invito sempre i partecipanti a ragionare su un piano più ampio: la fotografia non deve necessariamente stupire o catturare l’attenzione con effetti straordinari. La fotografia è racconto. Una serie di immagini, presentate in un contesto, possono rafforzarsi a vicenda e, soprattutto, ogni emozione vissuta durante lo scatto merita di essere condivisa.

Ed è proprio questo il caso di quella scena. Ricorderò per sempre l’entusiasmo con cui, come un piccolo esercito di formichine operose, ci muovevamo avanti e indietro cercando l’inquadratura perfetta. Abbassandoci per sfocare il primo piano con diaframmi aperti, salendo in piedi sulle gomme del van per una prospettiva più elevata. Poi il cavallo si spostava nella direzione "sbagliata", si avvicinava e allora noi ci allontanavamo, si allontanava e allora noi ci avvicinavamo. Un gioco di pazienza e attesa.

Era un momento semplice, di vita lenta, di pura gioia e serenità.

Spesso, quando siamo aperti a vivere ciò che la natura ci offre in modo spontaneo, dimentichiamo il famoso “obiettivo della giornata” e ci lasciamo trasportare dall’attimo. Dovremmo sempre essere disposti a farci sorprendere così!

Un ringraziamento va a Silvia, Jessica, Emanuel, Luca, Paolo, Roberto e Stefano, per gli incredibili momenti vissuti assieme ai confini del mondo!

La foto

La parte difficile è stata inserire in maniera armonica la silhouette del cavallo, che per lunghi minuti si trovava a brucare a capo chino lontano dall'area fotograficamente più attraente del frame. In quest'immagine finale, quando la luce aveva raggiunto il culmine dei toni dorati, finalmente il cavallo procedeva verso il centro dell'immagine senza andare a sovrapporsi con i bellissimi layers di vegetazione a metà frame e sullo sfondo.


Per i più tecnici e curiosi ecco qualche dato:

  • Fotocamera: Canon 5D MKIV

  • Obiettivo: 100-400mm f/4 @ 148mm

  • Tempo di scatto: 1/800

  • Diaframma: f/11

  • Sensibilità ISO: 400


La Nuova Zelanda tornerà in programma a fine 2026 con un nuovo itinerario rivisitato! Non perdete nessun aggiornamento: TUTTI I VIAGGI Un saluto e buona primavera a tutti voi,

Andre

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