Come si fa ad esprimere l'essenza della notte in fotografia? Siamo davvero sicuri che sia possibile o persino necessario?
Quest'immagine, alla quale sono particolarmente legato, nasce quasi come una provocazione.
Ci sono molto legato perché si tratta di uno dei momenti più significativi e toccanti della mia seconda visita nei selvaggi Territori dello Yukon, nel settembre 2018.
Un poco di dietro le quinte è in questo caso necessario: io e il mio compagno di viaggio eravamo partiti per le terre remote del grande nord canadese pronti a lasciarci sorprendere dalla vastità dei paesaggi. Nello specifico, il nostro viaggio era cominciato da pochi giorni e, dopo essere atterrati a Whitehorse ci dirigevamo verso nord, con l'intento di raggiungere il Tombstone Territorial Park.
Un grande sogno di entrambi.
Una volta raggiunta quell'area avremmo vissuto una delle esperienze più provanti degli ultimi anni dal punto di vista psicofisico (ma quella è una storia che vi racconterò in un'altra occasione).
La nostra auto era anche il nostro rifugio, così come la nostra tenda quattro stagioni. Ricordo lunghe nottate al freddo, sognando nuovi orizzonti oppure rimembrando esperienze passate immersi nella natura più ostile. Non esiste sensazione più bella di poter dormire praticamente ovunque, senza incontrare essere umano per lunghe ore. Ti fa sentire vivo, speciale, fortunato.
Quella sera stavamo cercando semplicemente uno spiazzo dove poterci riposare fra i boschi dopo una lunga guidata sulle infinite strade canadesi, che verso sera vengono quasi divorate dagli incombenti alberi della taiga.
Per questo viaggio non avevamo previsto nessuno studio preliminare del territorio, nessun controllo delle previsioni meteo oppure degli orari di alba e tramonto lunare. "Tutto come viene", così come spesso amo fare. È solo in questo modo che siamo predisposti alla sorpresa, è solo così che l'esperienza è davvero pura, quel tipo di esperienza che (esasperando) ti fa sentire come l'unico abitante della Terra da quanto il tuo corpo viene attivato dell'adrenalina!
Ad un tratto all'orizzonte avverto un bagliore che mette in risalto una fila di alberi in lontananza...e allora comincia tutto!
La notte è mistero. Spesso fotografare di notte significa cadere in cliché: la notte non è solo stelle, via lattea, aurora boreale con un buon soggetto in primo piano (suona davvero male quest'ultima frase, come se ci fosse l'obbligo di avere un soggetto per bilanciare una composizione o per renderla più interessante...!), e non è nemmeno una gara di alti ISO come spesso accade (al giorno d'oggi - ma già 6 anni fa - la fotocamera sembra diventata più importante del nostro occhio!).
A volte è giusto che la notte rimanga tale anche in fotografia. In questa immagine ho voluto semplicemente evidenziare gli alberi della taiga contro il disco lunare. Si udivano i lupi ululare in lontananza e quella strepitosa esperienza uditiva andava a braccetto con la luna piena che sorgeva a grandi falcate evidenziando queste sinistre silhouette.
Nel mio cuore quegli alberi neri in lontananza erano in realtà un lupo che ululava stagliandosi contro la luna, un'immagine iconica e chiaramente irrealizzabile ma che con l'immaginazione ho scolpito per sempre nel mio cuore...ed è questa l'unica cosa che conta!
La foto
Tecnicamente non è stato scontato realizzare quest'immagine, si è rivelato essenziale tenere in considerazione principalmente due aspetti:
Il movimento della luna che, associato alla focale molto lunga (640mm, tenendo in considerazione il fattore crop dato dal sensore aps-c), viene percepito persino guardando nel live view
l'idea compositiva: ossi includere gli alberi della taiga, come richiamo al luogo in cui mi trovavo, senza tuttavia far si che gli stessi si intersecassero con il disco lunare, in modo da poter ottenere un'immagine più pulita e leggibile.
Di conseguenza (come potete leggere sotto la fotografia) il tempo di scatto è stato sorprendentemente breve per un'immagine notturna, la sensibilità ISO sorprendentemente bassa e il diaframma sorprendentemente chiuso.
La mia filosofia "one shot" mi ha portato a fare delle scelte sul campo e queste scelte hanno raccontano di un contorno completamente nero, senza alcun dettaglio, così come era il mio occhio "accecato" durante la sinistra notte dello Yukon.
Il valore delle nostre immagini lo possiamo attribuire solamente noi in realtà, non il pubblico...e questa è una cosa importantissima da tenere a mente dal mio punto di vista. È solo così che potremo con gioia abbracciare la nostra passione, con l'obiettivo di raccogliere il più possibile dal punto di vista emozionale e raccontando la storia della nostra, straordinaria, vita.
Per i più tecnici e curiosi ecco qualche dato:
Fotocamera: Canon 80D (APS-C)
Obiettivo: 100-400mm f/4 @ 400mm
Tempo di scatto: 1/100
Diaframma: f/8
Sensibilità ISO: 200
Treppiede
Lo Yukon sarà sede di una delle future spedizioni fotografiche...vi aggiornerò a tempo debito!
A questo link potete trovare tutti i viaggi in programma sino alla prossima estate: TUTTI I VIAGGI
Un abbraccio!
Andre
Comments