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Immagine del redattoreAndrea Pozzi

I denti del diavolo

Avevo precedentemente visitato la straordinaria Isola di Senja, nel nord della Norvegia, in autunno. Nel gennaio del 2019, durante un viaggio itinerante in Scandinavia, monitorando le previsioni meteo rimasi elettrizzato dall'idea di testimoniare una potenziale tempesta di neve che si sarebbe abbattuta nella regione del Nordland nel giro di poche ore...

In quei giorni mi trovavo nella Lapponia finlandese per uno scouting, quando fui preso da una voglia irrefrenabile di credere in quello che dicevano le previsioni meteo...e allora un pomeriggio decisi di mettermi alla guida.

Mi aspettavano 1000km su strade innevate per circa 12 ore on the road. Prima tappa (come sempre riposando in auto) nella Lapponia svedese, avrei raggiunto l'Isola di Senja la sera del giorno successivo.

Mettermi alla guida sognando una meta lontana, con le luci e soprattutto il buio dell'Artico davanti a me, per ore e ore, è sempre stato sinonimo di immensa gioia. Amo guidare, amo farlo da solo, con la mia musica e le mie riflessioni...e il grande nord è sempre luogo per riflessioni profonde.


Le ore si trascinano lente, lo sguardo si blocca spesso su quell'infinito corridoio bianco stritolato fra le mute figure torreggianti della taiga. Per qualche ora giurerei di aver dormito, di aver sognato o di essermi trovato in situazioni di trance.

Esco dall'auto solo per risvegliare a tratti i sensi o per urinare, l'unico contatto con la civiltà il benzinaio.

Ormai ho una meta e la devo raggiungere.

Temperatura esterna -27°, percepita - 32°. La sento sulla mia pelle solo per brevi tratti.

La neve comincia a scendere copiosa man mano che mi avvicino al confine con la Norvegia e preannuncia quello che avrei vissuto da lì a poche ore. Le impronte del ghiottone accompagnano una breve camminata rigenerante sotto fiocchi grossi come pugni.

Dopo l'interminabile attraversamento della Lapponia svedese giungo finalmente in Norvegia quando è già buio un'altra volta. È metà gennaio, questi sono i giorni più corti e più freddi dell'anno. Avvicinandomi al mare le temperature salgono ed è come se la precipitazione si intensificasse dopo ogni chilometro di strada!

A questo punto penso di voler raggiungere Tungeneset, uno dei luoghi più bizzarri e impressionanti dell'isola...quando mi rendo conto di trovarmi proprio nel whiteout e di aver perso ogni riferimento.

La tempesta di neve che sognavo è effettivamente arrivata! Il paesaggio ricorda a tratti quello che avevo salutato qualche ora prima in Finlandia, la neve copiosa copre ogni cosa e gli alberi sono spesso piegati su se stessi! Qui però mi trovo a pochi chilometri dal mare e per raggiungerlo ci sono anche passi montani da superare, sembra assurdo ma questa è la morfologia di Senja!



A tratti sono obbligato a fermarmi, non si vede nulla e la neve rende la strada impraticabile. Gli unici mezzi che incontro sono gli spartineve e si capisce perché.

Scopro che la strada che avrei dovuto percorrere è chiusa per neve e rischio valanghe, stiamo parlando di più di mezzo metro di neve fresca e di un passo montano che, in ogni caso, non sarei riuscito a percorrere.

La natura è feroce qui: da una parte il mare ruggisce, dall'altra i monti verticali rispondono e la tempesta imperversante stravolge la geografia di un luogo che credevo di conoscere, almeno un po'.

Il navigatore satellitare impazzisce, funziona solo a tratti e perdo l'orientamento. Provo più volte a contattare un amico in Italia (che aveva visitato l'isola pochi mesi prima e quindi fresco di ricordi) chiedendo consiglio sulle strade da percorrere ma forse più che altro per cercare conforto.

Sembra esserci uno spiraglio percorrendo una strada più periferica e senza grossi pendii, seppur decisamente più lunga.

Con una forte eccitazione mista a timore mi rimetto in marcia ma solo dopo avere liberato l'auto dalla quantità di neve accumulata.

Raggiungo infine i denti del diavolo, dove ho la fortuna di testimoniare qualcosa di incredibile.

Sono abituatissimo alla neve, ho sciato tutta la mia vita e ho trascorso 15 degli ultimi inverni sulle piste da sci come maestro. Come posso stupirmi davanti alla neve?

Questa è neve "costiera"! Mi trovo a due passi dal mare blu e sulla costa è impossibile camminare per via della quantità di neve che è scesa!

Avanzo in qualche maniera utilizzando il treppiede come bastone da trekking e in qualche modo riesco a realizzare quest'immagine, che per me ha un valore emozionale davvero importante.

Racchiude un'avventura, un sogno da realizzare. Racchiude la mia smania di emozioni, di esperienze in solitaria, di malinconia e di paura. Un'immagine forse irripetibile, perché trovarsi nel posto giusto al momento giusto non è poi così scontato, e spesso c'è un sacrificio dietro o un'intuizione passeggera che però va assecondata.

I "denti del diavolo" si stagliano austeri sullo sfondo, mentre io a pochi passi dalle onde mi adagio su quella specie di paesaggio collinare fatto di candida neve.


Ecco qui una riflessione tratta dal mio diario di viaggio legata a quest'immagine:


"Se sono tornato davanti ai “denti del diavolo” è per via di un richiamo giunto dal profondo. Da giorni vagavo nel buio del gennaio nordico sguazzando in quel mare di malinconia che avevo tanto ricercato.

Amo la malinconia, è una compagna di viaggio sincera. Ricordo che un tempo qui c’erano delle rocce assalite da impetuose correnti marine, oggi tutto è cambiato: un soffice letto di neve accoglie il mio corpo che si mantiene a debita distanza dall’oceano. Un oceano taciturno, che ora rappresenta per me un semplice colore: un sostegno blu, uniforme, sul quale poggia la cattedrale diabolica che come un antico vascello sembra intrappolata nel gelo.

Fra le dune del deserto bianco faccio capolino, osservo con timore i denti aguzzi in lontananza finché non ricominciano a cadere dei fiocchi di neve e lo smarrimento si dissolve.

Mi rendo conto di trovarmi nell'unico luogo in cui vorrei essere in questo momento. Mi adagio e gioisco in silenzio".


Quella notte dormirò nel vicino spiazzo nei pressi di questa meraviglia naturale. La neve continuerà a cadere e durante il mio sonno inquieto mi sveglierò per uscire a controllare la situazione...ma la portiera farà sempre più fatica ad aprirsi.

Neve e vento mi stanno per intrappolare. Libererò l'auto e cercherò di riportarmi sulla carreggiata della strada, per fortuna non lontana. Passerò la notte vagando per le strade dell'isola come un fantasma, con il solo intento di sopravvivere a quella tempesta perfetta.



Qui sopra le immagini che amo di più: grezze, sincere, sgranate. Di vita reale e senza filtri.


La foto

Risulta quasi superfluo per me parlare di fotografia e di "dati tecnici" in questo caso. Rimangono le emozioni infinite e anche un po' di orgoglio per avere sognato e infine testimoniato un qualcosa di speciale e che rimarrà per sempre nel mio cuore.

Come sempre dico, il valore di un'immagine è un qualcosa di personale e siamo solo noi a poterlo attribuire alle nostre fotografie. Un momento che entra a far parte del nostro album di vita.


Al di là della difficoltà di movimento dovuta alla quantità di neve, non è stata una foto difficile da realizzare. Non c'era un filo di vento in quei momenti, le temperature si aggiravano attorno ai -10°/-8°, quindi assolutamente gestibili.


Non era facile trovare una sorta di connessione fra i due mondi (primo piano e sfondo montuoso), se parliamo di "grand landscape" classico, con approccio alla scena grandangolare. Per questo decisi di optare per una focale diciamo singolare e difficile nel landscape.

Volevo rendere giustizia all'imponenza delle rocce affilate sullo sfondo, quindi avevo bisogno di una focale più spinta, optando per 57mm.

Chi mi conosce sa che non utilizzo mai la tecnica del focus stacking o del focal blend, voglio che la mia immagine sia una, che esca dalla fotocamera così com'è, anche con eventuali difetti (ben vengano i difetti a volte, fanno sembrare le immagini più vere). Mi piace l'idea che una fotografia possa rappresentare la purezza della situazione testimoniata attraverso il mirino (ottico nel mio caso e molto vicino alla realtà).

Diaframma piuttosto chiuso per avere una buona profondità di campo e tempi lunghi per appiattire il mare e ridurlo a semplice colore. La bicromia era la chiave.


Per i più tecnici e curiosi ecco qualche dato:

  • Fotocamera: Canon 5D MKIV

  • Obiettivo: 24-70mm f/4 IS @ 57mm

  • Tempo di scatto: 30"

  • Diaframma: f/13

  • Sensibilità ISO: 500

  • Filtro graduato e polarizzatore

La Norvegia sarà una delle prossime mete inedite che entreranno a programma nei prossimi mesi. Un vero parco divertimenti per gli amanti della natura e della fotografia paesaggistica, in qualsiasi stagione.

Non perdetevi nessuna newsletter e tenete monitorati i viaggi 2025/2026: TUTTI I VIAGGI Un abbraccio e al prossimo racconto,

Andre

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