Il viaggio in India è stato straordinario, senza precedenti.
Per l'India bisogna "essere pronti", mi dicevano...ma non esiste un training per poi finalmente essere predisposti a viaggiare in quei luoghi, bisogna andarci e basta!
Così come fu per il mio mese in Cina nel 2012, sono convinto che questa sarà una di quelle esperienze che lasciano il segno e che contribuirà a disegnare per me un futuro diverso, ancor più profondo ed entusiasmante.
L'India o la ami o la odi, mi ripetevano in tanti...
Vorrei capire come si fa a non amarla ma sono cosciente che ogni esperienza sia diversa, che ogni persona ha il proprio modo di vedere e di ricercare, quindi ben venga anche il luogo comune, ci mancherebbe.
Ma perché questo mondo così enigmatico e contraddittorio ci ha folgorati?
La risposta è semplice: per via della gente.
La prima interazione che ho avuto mentre camminavamo fra le vie di Old Delhi, a poche ore dal nostro arrivo, è stata con uno delle migliaia di motociclisti che sfrecciavano lungo le strade a volte malconce.
Stavamo appunto attraversando una delle selve stradali dell'immensa capitale (28 milioni di abitanti!), quando dietro un tuc tuc (tipico mezzo di trasporto a tre ruote della Piaggio, diffusissimo in tutta Asia) arriva in sorpasso un motorino che mi era invisibile fino a mezzo secondo prima. Il motociclista con estrema calma rallenta e si appoggia letteralmente a me, dicendomi questa frase: "don't run", ossia "non correre". E da lì ho capito tutto.
Tecnicamente non stavo correndo ma stavo camminando più velocemente rispetto allo standard indiano. Dovevo farmi inglobare dal flusso, dovevo diventare parte di un organismo che mai dorme: gigantesco, rumoroso, disarmonico e armonico allo stesso tempo. Dovevo entrare nei polmoni di questo organismo per poterne conoscere il respiro, il ritmo, la folle corsa a cui è abituato ormai da decenni.
Andre, ti ha detto "don't run" quel tipo. Eh sì, mi ha detto "don't run" ma non stavo correndo... "Forse dovremo semplicemente diventare prevedibili in quanto pedoni, in questo modo le formichine su 3 o 2 ruote ci sapranno evitare"!
I primi giorni di ambientamento sono stati i più ricchi di adrenalina, a nessuno piace farsi stirare da una moto, ci mancherebbe. Quindi molta attenzione, camminare in fila indiana e occhi ovunque!
Era quasi eccitante, era come vivere in un videogioco, con la differenza che una volta persa la prima vita, non sarebbe stato sufficiente inserire un nuovo gettone (come si faceva in sala giochi una trentina di anni fa!).
E quindi respira, tuffati in questo mondo nuovo e sorprendente e soprattutto fidati! Sembra assurdo ma è solo in questa maniera che abbiamo potuto (forse, almeno in parte!) capire l'entropia del traffico indiano.
"Tanto loro ti vedono"!
Abbiamo passato diversi momenti a osservare la disorganizzazione efficiente del popolo indiano, che andrebbe davvero studiata.
Non correre è stato il primo consiglio. Il secondo lo abbiamo scoperto da noi, ossia quello di sedersi ogni tanto, in un punto qualsiasi della città, con il semplice obiettivo di osservare con attenzione il succedersi degli eventi. È solo fermandosi che si possono notare i dettagli, le espressioni di un popolo, la noncuranza, la rilassatezza, la spontaneità dei momenti!
E allora dopo due giorni, ancora senza urlarlo per scaramanzia, avevamo capito di esserci innamorati dell'India.
Sporca: verissimo, ma non come uno si può immaginare. In proporzione alla quantità di gente che ci vive in qualche modo sembra che sia stato fatto un miracolo.
Caotica: verissimo. Persone ovunque, traffico impressionante a qualsiasi ora del giorno, clacson che sovrastano qualsiasi altro suono. All'inizio ci fai caso, eccome! Nel nostro mondo abbiamo la percezione che il clacson sia un avviso di pericolo ma in India non è così. In India è un avviso di presenza. Ci sono, sono qui, ti sono vicino, guarda che curvo, guarda che vado dritto, guarda che esisto!
Forse in un certo senso è la voce di ogni persona che cerca di farsi sentire in un cosmo così confusionario!
Ci sono tanti modi di comunicare, lo si può fare con la voce, con un vestito, con un'espressione del viso, con un clacson! E questa cosa ci ha affascinato tremendamente.
Le teste degli indiani ciondolano per dire di sì! Anche questo ti stranisce, perché all'inizio sembra quasi che ti prendano in giro, oppure che siano timidi. Invece annuiscono. E devi abituarti.
Alla fine lo fai anche tu!
In India ti senti protagonista, la gente ti fa sentire importante. Moltissime persone ti fermano per chiederti se hai bisogno, per curiosare indagando su quale sia la tua nazione, quali città visiterai, se è la prima volta che visiti l'India, se hai voglia di acquistare qualche loro prodotto...
O semplicemente la gente vuole trascorrere un po' di tempo con te, perché questa è (o forse dovrebbe essere) la vita.
Io e Federica non avevamo contattato nessuna guida locale, prima di partire ci eravamo documentati ben poco sulle destinazioni che avremmo visitato. Eravamo più interessati a un genuino contatto umano piuttosto che a una visita di luoghi più o meno iconici, con qualche eccezione ovviamente.
E il contatto umano l'abbiamo avuto, ogni singola ora del nostro viaggio. Un contatto genuino e disinteressato il più delle volte, che ci ha fatto emozionare e sentire importanti. Sentirsi importanti, ve lo ripeto.
Forse siamo importanti, sicuramente tutti noi lo siamo, perlomeno per i nostri cari e le persone che ci amano. Quello che ti fanno sentire gli indiani, quello che ti vogliono spiegare con i loro gesti va però oltre...
Tutto quello che abbiamo perso noialtri in occidente qui lo hanno salvaguardato, queste persone non vogliono essere l'occidente e ne abbiamo avuto la conferma in molte situazioni. Quanto è confortante questa cosa! Esistono tanti mondi, mondi diversi e così affascinanti, che ancora nel 2024 possono insegnarti l'arte di vivere. Sono così felice di aver visitato l'India e che questo viaggio abbia inaugurato la nuova decade!
Il calore delle persone è un dato sufficiente per farmi dire che quella in India è stata una delle esperienze più appaganti di tutta la vita.
Ho voluto raccontarvi con questa introduzione le prime sensazioni a caldo e nei prossimi mesi sarò felicissimo di entrare più nel dettaglio, sarà l'occasione per poter ripercorrere qualche momento straordinario e per raccontare la bellezza e i controsensi che abbiamo toccato con mano...
Sbam!
Sposto un attimo lo sguardo e alla mia destra vedo il Golfo Persico! Mi ero quasi dimenticato di essere in Qatar, a Doha. In effetti questa notte prenderò il volo che mi porterà in Nuova Zelanda, dove mi fermerò un mese per i due photo tour in programma agli antipodi!
Fa ancora più effetto parlare di India trovandomi in questa città desolata e che definirei distopica! Ma il bello di viaggiare è proprio questo e ve ne parlerò in maniera più approfondita!
Conoscere per comprendere.
Per il momento ricordate di non correre, se avrete l'occasione di visitare il subcontinente indiano.
A passo lento per approfondire una cultura e una popolazione veramente incredibile.
Life is beautiful!
A prestissimo, un abbraccio.
Andre
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