3 miti da sfatare in paesaggistica
- Andrea Pozzi
- 26 mar
- Tempo di lettura: 4 min
Aggiornamento: 27 mar
Questo mese torno a parlare di fotografia paesaggistica, condividendo con voi 3 miti da sfatare in questo genere così praticato, ma che a mio parere è ancora poco approfondito e compreso.
Spesso, prima di iniziare a esplorare il mondo con determinazione e consapevolezza alla ricerca di immagini memorabili, i fotografi si affidano a corsi online o in presenza per acquisire le basi di questa passione. Ed è sicuramente utile avere un’infarinatura tecnica prima di lanciarsi in un percorso ricco di emozioni e, nel medio-lungo periodo, di grandi soddisfazioni.
Tuttavia, esistono alcuni luoghi comuni che vale la pena sfatare. Oggi vorrei soffermarmi su tre di essi.
Serve una fotocamera costosa e super performante per stare al passo con i tempi e realizzare immagini incredibili: no! Nel modo più assoluto. Certo, ognuno è libero di investire nell’attrezzatura più avanzata, e di certo non farà male. Ma in paesaggistica, l’equipaggiamento non è così determinante come in altri generi, ad esempio nella fotografia naturalistica. Basta osservare le immagini straordinarie realizzate dai grandi fotografi paesaggisti vent’anni fa, spesso con attrezzature nemmeno lontanamente paragonabili a quelle odierne.
Se una foto ha qualcosa da raccontare, se dietro c’è una visione, un’idea o una storia, non saranno certo un po’ di rumore digitale o una nitidezza non perfetta a renderla mediocre.
Il mio consiglio? Investite in ottime lenti (in base anche alle vostre inclinazioni e al vostro gusto personale) piuttosto che cambiare fotocamera ogni due anni. Consiglio anche di acquistare qualche bel libro datato di fotografia paesaggistica/naturalistica, potrete ricredervi sul mito della fotocamera performante in pochi secondi!
Quest'immagine è stata realizzata qualche anno fa con la Canon 80D, formato APS-C. Non una fotocamera pessima...ma sicuramente non una delle ammiraglie Canon. La si trova attualmente sul mercato dell'usato a meno di 600€. Un'attrezzatura modesta se paragonata a reflex e mirrorless da migliaia e migliaia di euro...ma tuttavia in grado di regalare grandi soddisfazioni. Come sempre dico, è l'idea che fa la differenza in fotografia, così come la qualità della luce. La fotocamera è solo un mezzo e soprattutto in paesaggistica fa la differenza ma solo fino a un certo punto! Personalmente ho sempre investito principalmente in conoscenza ed esperienze, è quello che consiglio a ognuno di voi. Bisogna scattare sempre a iso 100 per la massima qualità: la qualità dell’immagine non è l’unico obiettivo a cui ambire nella fotografia paesaggistica! Ci sono molti altri fattori che influiscono sulla riuscita di una foto.
Questa fotografia è stata realizzata con una sensibilità iso 800, nonostante stessi usando il cavalletto. La luce era poca in quel momento, il sorgere del sole era ancora relativamente lontano. Avessi voluto scattare a iso 100 in nome della "benedetta" qualità, avrei dovuto esporre per 4 o 5 minuti, con tutto quello che avrebbe potuto comportare: il rischio di perdere la definizione/forma delle nubi lenticolari, il rischio di non avere molte altre possibilità di composizione con quel tipo di luce. Quando la natura regala momenti emozionanti e forse irripetibili, non è facile restare lucidi e razionali. Il rischio di perdere un’occasione unica è concreto, e l’esperienza sul campo fa la differenza.
Imparare fin da subito a lavorare con sensibilità ISO diverse amplia enormemente le possibilità creative, a costo di sacrificare leggermente la qualità dell’immagine. Ma è davvero un sacrificio? In fondo, catturare l’attimo è la cosa più importante di tutte.
Il treppiede è un must: lo è sempre meno, per fortuna! In passato lo usavo moltissimo, ma col tempo ho capito che la libertà di movimento che si ha scattando a mano libera è impagabile. Oggi le fotocamere sono molto più performanti (no! Non solo le ammiraglie da migliaia di euro!) rispetto a 10 o 20 anni fa e permettono di lavorare con ISO più alti senza problemi (vedi punto precedente). Uno degli errori più comuni del fotografo paesaggista è quello di fissare la fotocamera al treppiede (posizionato all'altezza più comoda!) immediatamente, trascorrendo tutta la sessione di scatto con la fotocamera alla stessa altezza, principalmente per pigrizia o semplice abitudine. La cosa più salutare che potete fare è vagare nel paesaggio prima senza fotocamera, è essenziale lasciarsi rapire. Poi con la fotocamera in mano (consiglio di osservare il mondo dall'LCD) capirete come cambiano le rese prospettiche in base alla posizione e all'altezza di scatto. Sdraiatevi a terra! Alzate la fotocamera sopra la testa! Sporcatevi le mani, provate! Non dico che non si debba più scattare con il treppiede, ci mancherebbe. Però quando esso non è strettamente necessario in condizioni di scarsa luce, cercate di dimenticarvi di quell'oggetto ingombrante...che troppo spesso rappresenta un vincolo alla vostra creatività! A mano libera il mondo è più sfaccettato e vario! Ricordate: anche se alla fine deciderete di usarlo per lo scatto finale, prima fate qualche prova a mano libera. Vi aiuterà a capire la migliore altezza a cui posizionarlo… e spesso, quella giusta è anche la più scomoda! ;)
Un attimo assolutamente fugace. La luce che va a enfatizzare un soggetto che definirei ordinario ma con una carica emotiva straordinaria. L'ombra sullo sfondo funge da lontano e sinistro alter ego. Scattare a mano libera (la luce era più che sufficiente per farlo) mi ha permesso di poter lavorare rapidamente e in maniera efficace a livello compositivo. Un altro attimo colto a mano libera, qui stavo scattando dal mio kayak. La luce era poca, non avevo il tempo materiale per poter trovare un posto adatto e scendere dal mio guscio galleggiante. Alzando leggermente gli iso e riuscendo comunque ad avere un diaframma sufficientemente chiuso per una buona profondità di campo, sono riuscito a ottenere una composizione efficace anche da un apparente punto di scatto scomodo (in realtà è proprio il contrario!).
Paesaggistica non significa solo panorami iconici e grandangoli. Più si esplora con diverse focali, più ci si rende conto di quanto sia liberatorio allontanarsi dal treppiede. Sperimentare, cambiare prospettiva e lasciarsi sorprendere dal paesaggio sono le chiavi per una fotografia più personale e autentica.
Un abbraccio a tutti voi, ci vediamo presto.
Andre
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